Analisi dei bisogni

Analisi dei bisogni

Analisi dei bisogni -> Valutazione formativa -> Valutazione sommativa

Scopo principale dell’analisi dei bisogni è quello di individuare problemi, carenze, aree di miglioramento, cause di disagio o disservizio, sprechi, elementi che possono pregiudicare il genuino sviluppo della capacità umane, ovvero quello di trovare opportunità possibili sulle quali intervenire successivamente attraverso azioni mirate che possono assumere forma di servizio, prodotto, programma, progetto o politica. L’analisi dei bisogni può servire anche a rilevare motivazioni, aspettative, desideri, orientamenti la cui conoscenza può essere usata per orientare i comportamenti umani. L’analisi dei bisogni è resa complicata dalla straordinaria complessità del concetto stesso di bisogno. Secondo l’accezione più generale riportata nel celebre dizionario di sociologia di L.Gallino, il termine bisogno “denota una mancanza di determinate risorse materiali o non materiali, oggettivamente o soggettivamente necessarie ad un certo soggetto (individuale o collettivo) per raggiungere uno stato di maggiore benessere o efficienza o funzionalità – ovvero di minor malessere o inefficienza o disfunzionalità – rispetto allo stato attuale, sia essa sentita o accertata o anticipata dal medesimo soggetto oppure da altri per esso. Non sono costitutivi del concetto di bisogno né la sensazione di mancanza da parte del soggetto del bisogno – quello cui necessitano le risorse – né l’identificazione del soggetto con una persona (può trattarsi di un gruppo, di una classe, di un’associazione, di un settore dell’economia) né il fatto che la mancanza si sia già tangibilmente verificata (può darsi siasoltanto prevista per un futuro più o meno prossimo).

Altre denominazioni: le varianti di significato del termine bisogno

Discipline come la filosofia, la psicologia, la sociologia, l’economia si sono cimentate lungamente con il tema del bisogno contribuendo a generare uno straordinario numero di varianti di significato che vengono ora scambiate ora confuse. Ciò che rimane centrale tuttavia è l’idea che i bisogni siano ritenuti cause dirette o indirette dell’azione sociale, abbiano quindi una funzione motivazionale che spinge ad agire. Sempre seguendo il Dizionario, tra i vari significati di bisogno si possono indicare:

  • la domanda effettiva di determinati beni e servizi sostenuta da un corrispondente potere d’acquisto in base alla quale possono essere individuati bisogni impliciti, espliciti e latenti (nell’ambito dell’economia, descritto in inglese dal termine want piuttosto che dal termine need).
  • L’esigenza di ordine biologico, fisico e psichico che riguarda l’essere umano inteso come organismo dotato di un proprio istinto di sopravvivenza che acquisisce risorse dall’ambiente esterno (nell’ambito del funzionalismo).
  • La disposizione innata a fare, ad agire intervenendo nell’ambiente esterno per modificarlo ed adattarlo al proprio stato (nell’ambito della psicologia)
  • L’esigenza peculiare propria dell’essere umano di realizzare se stesso e le sue potenzialità (nell’ambito della filosofia, da cui è nata la celebre gerarchia di Maslow)
  • La disposizione acquisita per mezzo della socializzazione secondaria, secondo cui i bisogni sono plasmati interamente dalla cultura e si presentano nella forma che il soggetto ha interiorizzato interagendo con altri ed essendo esposto alle varie forme di comunicazione esterna.
  • L’esigenza sia individuale che collettiva di affermazione sugli altri al fine di controllare le loro azioni e volgerle a loro vantaggio.

Da questi significati emergono una serie di dicotomie molto note quanto superficiali e non traducibili in indicatori empirici che contrappongono bisogni primari e secondari, essenziali ed inessenziali, reali e fittizi, evitabili ed inevitabili, riconosciuti e non riconosciuti, coscienti e non coscienti. Se un merito queste contrapposizioni, fatte proprie anche dal senso comune, hanno, è quello di interrogare su chi possa essere il soggetto titolato a definire i bisogni; sono forse gli esperti, i ricercatori? Sono i politici, le organizzazioni della società civile? E’ il sistema dei mass media, i giornalisti? Sono le imprese o le Amministrazioni? O sono i cittadini e i consumatori?

Anche per questa confusione concettuale quasi mai esplicitata, inerente la nozione di bisogno, l’analisi dei bisogni si sviluppa spesso in un contesto ambiguo. Perciò in settori diversi della società (si pensi ai servizi sociali, alla formazione, alla sanità o alla manifattura) l’analisi dei bisogni ha finito per assumere connotazioni molto differenti che sono ben espresse nei termini d’uso comune usati dalle comunità professionali di riferimento; si parla così di  needs assessment, analisi dei bisogni sociali, valutazione dei bisogni del cliente, valutazione dei bisogni formativi, valutazione dei bisogni aziendali, valutazione dei bisogni del territorio, analisi dei problemi di una comunità o di un territorio, bisogni del personale, bisogni o fabbisogni formativi, valutazione dei bisogni sanitari, pre-analisi organizzativa, check up organizzativo per l’individuazione dei bisogni, verifica diagnostica; ed ogni specifico contesto vanta i suoi esperti, le sue tecniche, i suoi metodi, le sue specificità che spesso fanno riferimento a qualche teoria specifica che comunque rimanda esplicitamente o meno ad una delle concettualizzazioni precedentemente menzionate.

Dunque, come impostare l’analisi dei bisogni?

L’individuazione dei bisogni è, o dovrebbe essere, una azione preliminare necessaria, di fondamentale importanza per la impostazione di ogni servizio, piano, progetto, programma o politica. Si è visto tuttavia che, concettualmente e teoricamente, la definizione di cosa sia bisogno è tutt’altro che semplice: semplificando, da un lato vi sono quanti sostengono che il bisogno sia semplicemente quanto viene manifestato e si possa desumere dai comportamenti e dalle aspettative di singoli, famiglie e imprese che agiscono in una pluralità di mercati; dall’altro vi sono quelli che sostengono l’esistenza di un livello minimo di bisogno non contrattabile ed essenziale per la sopravvivenza dignitosa di ogni individuo. Questa ambiguità sostanziale si può ritrovare anche nella letteratura di derivazione psico-sociale a partire dal celebre lavoro di Maslow e alla sua proposta, nota quanto criticata, di gerarchia dei bisogni.

La definizione di bisogno e la modalità con cui esso viene percepito in una data collettività varia nel tempo e differisce per culture e ambienti sociali differenti. Variano inoltre i modi e le strategie che vengono ritenute più adatte per affrontare un dato tipo di bisogno, così’ come le descrizioni di urgenza, estensione e gravità degli stessi. Infine vanno tenuti in debito conto i meccanismi che generano “nuovi” bisogni, il funzionamento delle “organizzazioni” che “lavorano” su questi bisogni, le relazioni tra di esse e la loro capacità di risolverli rendendo individui, famiglie e gruppi indipendenti e liberi dall’assillo del bisogno.

Nel settore dei servizi sociali la accettazione piena della nozione di “bisogno” delle persone e delle famiglie mette in crisi taluni meccanismi di mercato che risolvono le relazioni sociali nei puri termini del calcolo economico e finanziario, si pensi al bene della “casa” inteso come luogo di vita e/o come investimento immobiliare; per altro verso l’eccessiva attenzione posta sul “bisogno” rischia di innestare pratiche assistenzialiste che creano de-responsabilizzazione e comportamenti opportunistici. per tutto questo il processo di individuazione dei bisogni e, soprattutto, di scelta delle priorità di intervento è un problema fortemente politico e caratterizzato da una fortissima complessità etica.

Bisogni

L’individuazione dei bisogni sia a livello di società civile che di organizzazione è un processo dinamico che deve tener conto di almeno due dimensioni: quella diacronica centrata sul flusso temporale, che consente di distinguere le interpretazioni del passato dagli scenari che riguardano il futuro, le tendenze storiche dalle rotture; quello sincronico, relativo allo stato attuale del sistema, che mostra la gravità e l’estensione dei bisogni così come sono interpretati attualmente. L’individuazione e la descrizione dei bisogni richiede la disponibilità di dati “quantitativi”, statistici, che forniscono il quadro di riferimento socio-economico-anagrafico e le possibili direttrici della sua evoluzione, e di dati più “soggettivi” che aiutano a comprendere le aspettative, i pregiudizi e le percezioni di singoli, gruppi e comunità relativamente ai bisogni. L’interazione tra tutte queste dimensioni lascia emergere un quadro di grande complessità la cui comprensione consente di innestare meccanismi di apprendimento capaci di ri-definire prima ed affrontare poi il problema dei bisogni in modo innovativo. Esistono per questo regole, accorgimenti e strategie che possono essere usate per lavorare in modo sistematico, obiettivo e trasparente sui processi di riconoscimento dei bisogni. Eccone alcune.

  1. I bisogni non sono desideri. Un bisogno è qualcosa la cui assenza causa una disfunzione in un organismo, un funzionamento insoddisfacente, mentre un desiderio è qualcosa la cui mancanza cosciente crea un malcontento, una insoddisfazione. Un bisogno insoddisfatto rischia di sfociare in una patologia mentre un desiderio insoddisfatto produce al più un sentimento di scontentezza.
  2. I bisogni dipendono dal contesto ma non sono arbitrari. Esistono bisogni fondamentali che devono essere soddisfatti almeno ad un grado minimo pena la disfunzione o persino la morte della persona.
  3. I bisogni vanno sempre riferiti a persone e a gruppi (target) specifici.
  4. Esistono bisogni consapevoli e bisogni inconsapevoli. Non sempre e non necessariamente il bisogno è riconosciuto coscientemente dalla persona che ne è portatore.
  5. Ci sono bisogni soddisfatti e insoddisfatti. Il mero possesso di un bene non è garanzia esclusiva di soddisfazione del bisogno: esso potrebbe essere usato male, non usato, sottoutilizzato oppure sovra-utilizzato senza risolvere il bisogno.
  6. Ci sono bisogni che richiedono prestazioni specifiche e bisogni strumentali. E’ bene riferire i bisogni alle persone separandoli dai beni e dalle azioni che possono permettere di soddisfare il bisogno.
  7. I bisogni si presentano solitamente connessi ad altri bisogni; può succedere che il soddisfacimento di un bisogno in un contesto generi nuovi bisogni in altri contesti.
  8. I bisogni si prestano (purtroppo) a strumentalizzazioni politiche e professionali; l’ambiguità nella definizione dei bisogni spinge a costruire nuovi bisogni (si pensi al processo di medicalizzazione della vita) a vantaggio delle burocrazie professionali e delle imprese.Per lo stesso motivo la retorica dei bisogni può essere cavalcata da politici per opposti motivi (tagliare servizi vs aggiungere servizi)
  9. Solitamente la definizione di un bisogno si regge su assunti che possono essere esplorati attraverso un modello logico. E possibile e fortemente consigliato ricostruire il meccanismo causa-effetto in base al quale un certo intervento dovrebbe garantire il soddisfacimento di un dato bisogno.

L’ambiguità del concetto di bisogno, la sua centralità sociale, la pluralità di soggetti collettivi ed istituzionali che sono o si sentono impegnati sul questo tema, gli interessi anche economici e finanziari che sono in gioco, fanno dell’analisi dei bisogni una sfida che è etica e politica prima ancora di essere teorica e metodologica.

Campo di applicazione

L’analisi dei bisogni è una attività fondamentale per lo sviluppo di moltissime azioni: precondizione per il disegno di politiche, servizi, programmi e progetti; nelle organizzazioni è ad esempio indispensabile per pianificare le azioni di sviluppo e formazione del personale.

A volte la richiesta di analisi riguarda la stima di bisogni o fabbisogni futuri con lo scopo di pianificare meglio interventi e preparare a fronteggiare meglio il futuro attraverso la previsione di un miglior dimensionamento delle risorse che si renderanno necessarie;  in questo caso si pongono tutte le questioni tipiche della costruzione di scenari futuri.

Cosa fa il valutatore, l’analista dei bisogni?

Il primo passo è solitamente quello di interpretare correttamente la domanda relativa all’analisi dei bisogni all’interno del suo specifico contesto. In questo caso chi si occupa dell’analisi è un metodologo, un facilitatore ed un ricercatore che individua ed elabora informazioni, coordina, ascolta e gestisce gruppi, supporta i processi decisionali che portano alla individuazione di priorità di intervento. Riflette criticamente sulla natura e la genesi dei bisogni, ad esempio, aiuta a comprendere come certe politiche e programmi realizzati per risolvere certi problemi abbiano effetti perversi che generano e aggravano specifici bisogni.

Domande chiave: l’importanza di porsi buoni quesiti

La capacità di porsi e di porre le giuste domande è fondamentale per individuare una via corretta ed adatta ad affrontare il problema complesso dei bisogni in uno specifico contesto. Ovviamente soggetti diversi (stakeholders, audiences)  possono lecitamente porsi domande differenti.

– Il punto di vista della committenza e delle audiences

Cosa intendono per bisogno? Quali sono i bisogni? Quanto sono diffusi? Quali sono prioritari ed urgenti? Chi riguardano? Come si sono evoluti nel tempo? Come potranno evolvere nel futuro prossimo?

– Il punto di vista di chi deve valutare i bisogni

Cosa è un bisogno? Il bisogno a cui si fa riferimento è destinato a raggiungere uno stato di benessere, efficienza, funzionalità oppure a ridurre un malessere, sanare una disfunzionalità o un’inefficienza? Si tratta di bisogni genuini o piuttosto di desideri camuffati da bisogni? Chi definisce cosa è un bisogno? (Gli esperti? I politici? Gli amministratori? I cittadini? I presunti portatori del bisogno? Quali altri soggetti?) Come si possono individuare i bisogni? Con quali metodi e con quali strumenti? Conviene rifarsi a qualche teoria di riferimento relativa ai bisogni e alla loro genesi? Quali sono i bisogni emergenti da uno specifico contesto? Quali di essi sono più urgenti? quali sono più diffusi? Quali più gravi? Su quali bisogni è necessario intervenire prioritariamente?Quale è l’evoluzione storica di ogni bisogno? Ne nascono di nuovi? Alcuno bisogni sono stati risolti? Quale è la estensione del bisogno? Chi riguarda? Che informazioni sono disponibili per inquadrare la genesi e l’ampiezza dei bisogni? Che informazioni socio-anagrafiche specifiche ci sono per comprendere meglio l’evoluzione e la natura dei bisogni?  Quale è lo schema logico in base al quale un dato intervento dovrebbe sanare uno specifico bisogno? Quale catena causale si può ipotizzare sia in grado di spiegare l’insorgere del bisogno? Quali altri interventi, programmi e politiche causano indirettamente l’aggravarsi e l’ampliarsi di un dato bisogno?

Avvertenze e raccomandazioni

La valutazione o analisi dei bisogni dovrebbe sempre fare riferimento a persone inserite in gruppi o comunità chiaramente identificate: una analisi dei bisogni sviluppata in assenza di un preciso quadro teorico e di una chiara comprensione del contesto socio-demografico e della sua evoluzione fornisce risultati di dubbia qualità.

Riferimenti e risorse per approfondire

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