10 suggerimenti alle imprese per sviluppare responsabilità sociale

Posted by on 22 Aprile 2011 in Blog | 0 comments

10 suggerimenti alle imprese per sviluppare responsabilità sociale

Si parla molto di responsabilità sociale e dei modi attraverso i quali le organizzazioni possono dimostrare il loro impegno a favore della società e dell’ambiente; la letteratura è ricca di modelli e di argomentazioni teoriche ma è ancora muta circa gli effetti derivanti dall’adozione di queste pratiche che pure in Italia vantano precedenti illustri quanto straordinari: la citazione a lato racchiude in poche righe l’utopia concreta relativa all’esperienza pionieristica ed insuperata della fabbrica Olivetti  di Ivrea del Canavese.

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La responsabilità sociale può essere intesa come il processo attraverso il quale un’impresa (o, più in generale, un’organizzazione) produce, documenta e testimonia il suo contributo allo sviluppo del bene comune e del capitale sociale di un dato contesto territoriale; un’organizzazione responsabile concentra il suo impegno contemporaneamente a livello economico, ambientale, sociale e culturale e sviluppa intorno a questo nucleo strategico decisioni, progetti ed azioni mirate che sono rese pubbliche attraverso un processo di Rendicontazione Sociale che può assumere la forma documentale del Bilancio Sociale.

…cose da raccontare nel Bs: luoghi di lavoro a dimensione umana (Olivetti, Ivrea)

Superando l’idea dell’etica delle intenzioni la Responsabilità Sociale fonda la sua legittimazione da un lato, sulla disponibilità a rispondere degli esiti prevedibili delle azioni e, dall’altro, sulla volontà di costruire un assetto organizzativo tale da garantire la diffusione delle virtù civiche attraverso l’applicazione del principio di reciprocità.

Questa generale socializzazione degli scopi dell’organizzazione assume forme specifiche e in parte differenti per le  imprese profit, per gli Enti Pubblici e per le imprese non profit e del cosiddetto Terzo Settore. Per le prime (profit), in particolare, impone di superare (non certo di sostituire) l’esclusività del vincolo economico partendo da quelle limitazioni che sono state empiricamente osservate nel funzionamento dei mercati. Infatti,

  • il modello teorico basato sull’idea di un mercato perfetto (pur euristicamente indispensabile) è nella realtà inesistente e nei fatti impraticabile;
  • non esiste e non può esistere nella pratica un sistema normativo in grado di regolare al meglio i mercati anticipando ed annullando tutte le possibili esternalità negative;
  • l’impresa non può essere legittimata autonomamente in quanto principale agente del mercato: se il primo postula relazioni orizzontali regolabili contrattualmente, la seconda è e rimane una gerarchia che funziona in base al comando;
  • la de-materializzazione dei processi produttivi e la delocalizzazione hanno sganciato l’impresa dai territori e dal possibile controllo delle comunità locali nascondendo il funzionamento reale dietro flussi economici e finanziari che sono accessibili solo agli specialisti.

…cose da raccontare nel BS: integrazione nel tessuto urbano (Olivetti, Ivrea)

Si tratta di considerazioni generali che aprono uno spazio teoricamente rilevante e concretamente praticabile per l’esercizio della responsabilità sociale; in tale spazio non trova posto la mera “donazione filantropica”, cavallo di battaglia di un certo autoritarismo illuminato e paternalista; essa infatti può “comperare” la reputazione, ma non è sufficiente a sanare gli eventuali danni prodotti che, spesse volte, sono irreversibili e non ammortizzabili attraverso il pagamento di multe e sanzioni. Al contrario, la via della responsabilità sociale spinge a lavorare sui rischi, obbliga a valutare le conseguenze attese ed inattese, non consente di scambiare un danno prodotto con un dono equivalente.

Ecco alcuni suggerimenti per alimentare e sostenere questi processi:

  1. La responsabilità sociale funziona se è parte integrante della strategia dell’organizzazione.
  2. L’approccio responsabile deve essere chiaro, condiviso, fatto proprio a livello di direzione, conosciuto in modo diffuso all’interno dell’organizzazione ed integrato nelle procedure gestionali quotidiane.
  3. La responsabilità sociale è un processo in divenire che non può essere delegato e non può risolversi in un processo di semplice comunicazione.
  4. Il processo di rendicontazione sociale si fonda sull’identificazione e il riconoscimento dei portatori di interesse e delle loro aspettative e  la scelta trasparente di quelli ritenuti prioritari.
  5. Non vi è responsabilità sociale se non sono rispettate le leggi vigenti e se non c’è un coinvolgimento sistematico dei portatori di interesse, delle comunità locali e delle audiences.
  6. La responsabilità sociale richiede una valutazione costante delle performance attese e del grado di realizzazione degli obiettivi  di miglioramento sociale e ambientale oltre che economico.
  7. Si può dare evidenza di quanto promesso attraverso la redazione di un Bilancio Sociale: deve essere innanzitutto veritiero e quindi chiaro, leggibile, sintetico e concretamente utilizzabile  dai diversi portatori di interesse.

    …cose da raccontare nel BS: architettura industriale come arte integrata nella natura (Olivetti, Ivrea)

  8. Il documento di Bilancio deve essere costruito, redatto e diffuso tempestivamente, seguendo i tempi previsti per la costruzione del Bilancio civilistico; deve inoltre essere costruito a misura dei singoli gruppi di stakeholders.
  9. E’ buona norma redarre il documento di Bilancio secondo uno degli standard riconosciuti di rendicontazione e migliorare via via il documento ed il suo utilizzo seguendo i costanti sviluppi in materia di rendicontazione sociale.
  10. Il processo di rendicontazione sociale ovvero la redazione del Bilancio Sociale deve contribuire a migliorare l’ambiente in cui l’organizzazione opera, favorendo la creazione di fiducia e reciprocità e stimolando la crescita della sensibilità sociale ed ambientale dei vari portatori di interesse e delle audiences coinvolte.

 

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