[ Citazioni ] > Antica saggezza

Posted by on 5 Aprile 2018 in Blog | 0 comments

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Una delle grandi difficoltà che stiamo affrontando in quest’epoca di crisi e di eventi estremi è rappresentata proprio da una crisi del pensiero, aggravata dal fatto che, oggi, stiamo affogando in un mare di informazioni che non riusciamo a gestire e sintetizzare per produrre buona conoscenza. La nostra disponibilità a modificare il concetto che abbiamo di noi stessi, l’idea di società, la nostra concezione del mondo e del posto che occupiamo in esso, sarà la chiave del possibile successo in una sfida che non ha precedenti nella storia umana.

 

Un racconto dei nativi americani su cui meditare.


 

“I popoli nativi dell’America raccontano una storia del nostro passato che suona piuttosto come un racconto di fantascienza riferito a un altro mondo. Narrano che molto tempo fa i popoli della terra conducevano una vita molto diversa da quella di oggi. Un numero minore di persone utilizzava le risorse del pianeta. Non c’erano guerre in cui la gente si faceva del male a vicenda o distruggeva il territorio; inoltre la gente viveva in rapporto di vicinanza alla terra. Rendeva onore a se stessa, ai rapporti reciproci e agli elementi che le davano la vita. Durante quel periodo la gente era felice, sana, e conduceva la vita di un era avanzata di secoli, che oggi si può solo immaginare. 

Poi, successe qualcosa. Sebbene gli anziani non sempre concordino su cosa esattamente sia accaduto, l’esito di ciascun racconto è lo stesso. I popoli della terra cominciarono a dimenticare chi erano. Cominciarono a dimenticare il potere che custodivano in se stessi per guarire e per collaborare; e infine dimenticarono anche il loro rapporto con la Madre Terra. Divennero smarriti, paurosi e soli. nella loro solitudine anelavano ad una connessione più profonda con mondo. cominciarono a costruire delle macchine all’esterno di sé, che potessero duplicare i poteri di cui essi fantasticavano. Costruirono macchine per migliorare i loro sensi della vista e dell’udito, ormai intorpiditi, e altre macchine ancora che potessero infondere la guarigione nei loro corpi, proprio nello stesso modo in cui i loro corpi un tempo sapevano generare la guarigione dal loro interno.

Gli anziani dicono che quel racconto non è ancora finito e che loro appartengono all’ultimo capitolo. Dicono che continuiamo ancora ad essere smarriti e paurosi e a sentirci soli; che finché non ci ricorderemo chi siamo, continueremo ad ingombrare la nostra vita di macchine che imitano i nostri più strabilianti poteri.”

 


Fonte: Gregg Braden, The turning point. La resilienza, pp.240-241. Macro Edizioni

 

Siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti.

Bernardo di Chartres

 

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