[ Citazioni ] > Alexis de Tocqueville > Il vero rischio della nostra democrazia

Posted by on 19 Dicembre 2015 in Blog | 0 comments

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In un tempo in cui le buone teorie sono messe a tacere dalle opinioni urlate con più forza dai potenti di turno, in un periodo in cui fatti e verità sembrano contare assai poco, travolti come sono dal chiacchiericcio interiore e dal rombo assordante dei media, bisogna guardare al futuro facendo tesoro di quelle intuizioni dei giganti del passato, che in quel futuro, hanno saputo proiettarsi molto tempo prima di noi; essi avevano saputo individuare in una società agli albori quelle componenti essenziali che bisogna oggi recuperare per elaborare una seria possibilità di miglioramento del mondo in cui viviamo,

 

Una questione che tocca tutti sulla quale bisogna riflettere molto seriamente


C’é un passaggio molto pericoloso nella vita dei popoli democratici

Quando, presso uno di questi popoli, l’appetito dei godimenti materiali si sviluppa più rapidamente dell’ammaestramento e della pratica della libertà, arriva un momento in cui gli uomini perdono la testa e sono come fuori di sé alla vista di questi beni nuovi che sono pronti a cogliere. Preoccupati soltanto dell’ansia di fare fortuna, non scorgono più lo stretto legame che unisce la fortuna privata di ciascuno alla proprietà di tutti. A cittadini del genere non c’è bisogno di strappare i diritti che posseggono: essi stessi se li lasciano volentieri sfuggire […]

Se in questo momento critico un ambizioso abile arriva a impadronirsi del potere, trova aperta la strada a tutte le usurpazioni. Basta che vegli per un certo tempo a che tutti gli interessi materiali prosperino e lo si dispenserà facilmente dal resto. Basta che garantisca soprattutto l’ordine. Generalmente gli uomini che hanno la passione dei godimenti materiali, scoprono che le agitazioni della libertà turbano il benessere prima di accorgersi che la libertà serve a procurarselo, e, al minimo sentore delle passioni pubbliche che si fanno sentire in mezzo ai piccoli godimenti della loro vita privata, si risvegliano e si allarmano: rimangono a lungo in preda alla paura dell’anarchia, sempre pronti a buttarsi fuori dalla libertà al primo disordine.

Convengo facilmente che la pace pubblica è un gran bene, ma non voglio dimenticare che, proprio attraverso l’ordine i popoli sono arrivati alla tirannia. Non ne consegue certo che i popoli debbano disprezzare la pace pubblica, ma non bisogna che si accontentino di essa. Una nazione che non domandi al suo governo altro che il mantenimento dell’ordine, nel fondo del cuore è già schiava: è schiava del suo benessere

Non è raro allora vedere sul vasto palcoscenico del mondo, come nei teatri una folla rappresentata da pochi uomini. Costoro soltanto parlano in nome di una folla assente e disattenta, Costoro soltanto agiscono in mezzo all’immobilità universale, disponendo di ogni cosa, cambiando le leggi e tiranneggiando a loro piacimento i costumi. E ci si stupisce nel vedere il piccolo numero di deboli e indegne mani nelle quali può cadere un grande popolo…

Il potere assoluto nei secoli democratici, non è per natura né crudele, né barbaro, ma pignolo e cavilloso.

Alexis de Tocqueville, La democrazia in America, 1840


Fonte: G.Charest, Vivere in sociocrazia! pp 15-16 Edizioni Esserci, Reggio Emilia, 2009

 

Siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti.

Bernardo di Chartres

 

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