Valutazione, valutatori e pandemia

Posted by on 28 Gennaio 2021 in Blog | 0 comments

Valutazione, valutatori e pandemia

Gennaio 2020-Gennaio 2021. In questo ultimo anno molto difficile che ha dovuto fare i conti con una malattia che ha provocato tanti morti, una profonda crisi economica, un indebitamento dello Stato, un indebolimento delle sue Istituzioni e, non ultima, una crisi politica prevedibile e triste, anche i Valutatori hanno dovuto confrontarsi con un cambio di paradigma del loro framework professionale e orientare le loro attività verso dei bisogni nuovi e/o in forte mutamento. 

Provo ad elencarne alcuni, sapendo che la lista non è esaustiva, è in continuo cambiamento e soffre di una indeterminatezza di fondo che rispecchia il mondo nel quale abbiamo vissuto e stiamo, nostro malgrado, continuando a vivere. Nel “mondo della valutazione”:

1- Sono cambiate le richieste del committente. Sempre più la richiesta di valutazione ingloba dentro di sé attività che valutazione non sono (o non erano fino a un anno fa). Le attività di facilitazione e animazione sono ormai diventate una parte integrante della vita professionale del valutatore.  Ci si cimenta quindi  con l’organizzazione e l’animazione di vari webinar, con la gestione delle attività su piattaforma (Zoom, Go to meeting, Skype, …), con il coinvolgimento dei vari Stakeholder attraverso forme di comunicazione e partecipazione non “fisica” ma mediata dai potenti e violabili mezzi informatici che abbiamo a disposizione. Cambia la richiesta che il responsabile della valutazione fa al valutatore che sta lavorando sul campo (un campo comunicativo e relazionale che non ha più niente di “fisico” ma che si muove nel difficile terreno del rappresentato su uno schermo, rielaborato attraverso uno schermo, significato e risignificato attraverso l’uso impari di codici di codifica e decodifica in fase di definizione e assestamento continuo, sempre più violabili). “Chiamali tu”, “Falli partecipare tu”, “Dai loro la parola tu”, “Calcola i tempi dei singoli interventi tu”. Questa è la prima richiesta che arriva dalla committenza e che allarga il terreno delle azioni di valutazione. Si fa faciliting. Un faciliting che sta cambiando alcune delle sue modalità e dei sui codici di utilizzo e proprio per questo è soggetto al trasferimento di responsabilità verso colui che sta lavora sul campo. Il valutatore, appunto. 

2 – E’ aumentata la richiesta di valutazione ex-ante. La selezione dei progetti, dei programmi e degli interventi (PPI) è sempre più necessaria visto che ci sono, e ci saranno, molti fondi da allocare  su possibili interventi che necessitano di una prima fase istruttoria di ammissibilità per poi passare alla fase di  realizzazione. Serve superare un primo step di valutazione ex-ante per “iniziare a camminare” nella speranza di arrivare a qualche buon risultato. 
La valutazione ex-ante acquisisce sempre più lo status di valutazione a tutti gli effetti.   Questa acquisizione è dettata da una necessità istituzionale e operativa che ha poco  a che fare con la legittimazione che viene dal mondo accademico (molto critico su questo fronte) e da quello professionale (molto orientato al fare e poco riflessivo sulla legittimità dell’operato che consuma). 

3-  A fronte di una richiesta di valutazione che aumenta vertiginosamente, la tutela del professionista-valutatore non è aumentata. E’ invece aumentata la responsabilità e il carico di lavoro. Non esiste un Albo professionale, non esiste un Codice etico univoco, non esistono sindacati né organismi di rappresentanza intermedi. L’istituzione decide, il valutatore fa. Questo non significa che il valutatore si trovi male o sia trattato male (anzi la sua necessaria presenza gli garantisce quasi sempre un’autorevolezza  tutelante), ma che mancano rilevanti pezzi del sistema di garanzia che non sono mai stati istituiti e istruiti perchè non se ne era mai vista la vera necessità e assenza. La si vede adesso.  

4- Nel mondo della valutazione, non esiste solo la valutazione ex-ante, anche se in questo moneto storico sta assumendo una autorevolezza e una dignità che non aveva mai avuto, esiste anche la valutazione in-itinere che si sovrappone spesso alle attività di monitoraggio e una valutazione ex-post che comprende la valutazione d’impatto. Per quanto riguarda la valutazione in-itinere la situazione è difficile. Ad esempio: quasi tutti i progetti di formazione partiti nel 2020 si sono svolti via web, questo li ha resi “altro” rispetto a  ciò che sono sempre stati. Si è così annullata l’efficacia della cassetta degli attrezzi da sempre a disposizione del valutatore all’opera. Molto semplicemente, la valutazione dei progetti realizzati via web  fa si che la valutazione in-itinere si modifichi al fine di recuperare le informazioni utili al proseguimento di progetti che hanno un iter procedurale differente dal quello preventivato e che usano dei modelli di realizzazione assolutamente mediati dai nostri mezzi informatici. La valutazione deve quindi adattarsi alla nuova situazione, deve  scegliere gli strumenti con una nuova consapevolezza e una nuova capacità di discriminarne la validità e la commistione. 

– 5 Infine è in evoluzione anche tutto l’ambito della valutazione ex-post che mira a verificare i risultati immediati e quelli a lungo termine delle azioni intraprese. Come si fa? In un terreno difficile, pieno di criticità, dove la pandemia ha cambiato la politica, l’economia, le reti di relazione e complessivamente la società. I risultati rilevati quanto dipendono dalle azioni intraprese quanto sono condizionati da questi forti cambiamenti storici a cui stiamo assistendo?. La valutazione d’impatto così come l’abbiamo pensata fin ad ora sa rendere ragione di questi cambiamenti e, soprattutto, li sa isolare per differenziare l’area di intervento del progetto da tutto il resto? Non si corre il rischio che la valutazione ex-post diventi un artificio teorico che va per la sua strada e non riesce ad essere sufficientemente ancorato alla realtà e al tempo che passa (nella maniera in cui lo stiamo vedendo passare)? 

Penso che un bravo valutatore, avendo chiari tutti i problemi attuali, possa comunque fare un buon lavoro premettendo criticità, limiti e mutamenti in corso e ponendo al centro dei risultati che propone alla committenza un forte ancoraggio alle caratteristiche di questo periodo  storico caratterizzato da forti mutamenti sociali. Diventa necessario  specificare quali di questi cambiamenti (esemplificati sia nel macro che nel micro) possono aver influito sui risultati che è stato possibile isolare come effetti dell’azione che si sta valutando. Insomma è più che mai necessario, per una valutazione che ambisca ad essere etica e trasparente, la messa in risalto delle evidenze che una valutazione svolta in questo tempo difficile e di forte mutamento,  può permettersi di legittimare. Va più che mai cercata una verità che dipende dal rigore scientifico con cui sono state effettuate le azioni di ricerca e di espressione del giudizio. Bisogna distillare quel “vero” che dipende dalla trasparenza del valutatore e dalla sua onestà intellettuale e professionale. 
Credo infine che ci sia molto spazio per l’attività dei valutatori  e per una valutazione che cresce, evolve, si faccia concreta.  Credo che tale  attività possa accompagnare i forti cambiamenti in corso ma che debba saper tenere il passo dei tempi, adattando modalità, strumenti, supporti e tutelando gli artefici che legittimano la sua esistenza:  i valutatori. 

Questo ultimo aspetto mi pare molto carente e lo è indipendentemente dalla soddisfazione professionale che ciascun professionista può esprimere. Facci un esempio: un valutatore lavora per un Ente Pubblico, fa in suo lavoro con impegno, le sue azioni valutative sono utili e la soddisfazione è di entrambi: committente e commissionato. Ma cosa succederebbe se in maniera unilaterale l’istituzione cambiasse le “regole del gioco” non garantendo ciò che è previsto dal contratto, oppure cambiando lo stile relazionale o le richieste valutative in corso?. Chi tutela il valutare in situazioni del genere? Ci sono sufficienti garanzie che gli possono permettere  comunque di fare il suo lavoro salvaguardando se stesso, la sua professionalità e la sua reputazione? Non ne sarei così sicura. Ma forse i tempi che stanno cambiando sapranno riempiere questa situazione di vuoto pneumatico e la sapranno istruire con nuove modalità di lavoro e di ancoraggi legislativi e istituzionali garantisti e garanti. 

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.